Jana l'antica Dea di Sardegna

 

(di Sonia Desiderio)

Origini...

 

Ero poco più che una bambina quando i miei genitori hanno deciso di lasciare Torino e trasferirsi in Sardegna per camminare sul sentiero degli antenati materni, da allora il mio rapporto con l’isola è stato un alternarsi di amore e odio nei suoi confronti, spesso mi sono sentita intrappolata, bloccata, obbligata all’isolamento, quasi fossi in “debito” con Essa, quasi chiedesse a volte disperatamente la mia presenza ed il mio servizio.

L’incontro con il Sacro femminile ha portato questo rapporto su altri piani, quelli dell’Origine, pian piano sto scoprendo i veli che hanno nascosto, finora, il suo, il nostro disegno, ho iniziato ad ascoltare i preziosi consigli delle mie antenate che, per secoli, hanno abitato questa Terra.

Ora l’ascolto, posso sentirne il profumo ed udirne il sussurro, ed il mio cuore sa, e la mia Anima ricorda cosa vuole che io faccia per lei/noi.

La sento JAna, la sento scorrermi dentro, la sento e la vedo negli sguardi delle sue genti, nei gemiti della sua Terra, la sento rinascere, riprendere forma, nelle sue sorgenti, nel suo vento, nel suo mare nel suo cuore tra le montagne, nel suo grembo nei siti sacri sotterranei.

È una linea continua, un passaggio aperto tra noi in questa dimensione/realtà e gli antenati che ci hanno preceduti.

JAna è nei costumi, nei gioielli, nelle movenze delle sue Madri, Fanciulle e Crone nello scorrere di una lingua antica mai dimenticata, è nei gesti, nelle tradizioni, è solo sopita.

Se ti fermi ad ascoltarla nella neutralità delle emozioni è facile sentirne i vagiti, la sua fame di nutrimento ed amore, forse mi ha scelto o io ho scelto di risentirla e ridarle vita nel mio Grembo, nel mio udito, nel mio sentire e nelle mie parole.

È stato difficile ricordare il suo Nome nome ma è venuto da sé, si è formato in gola dapprima come un gridolino acuto per poi liberarsi in tutta la sua essenza attraverso quel suono primordiale che da sempre ha chiamato la grande madre.

 

Sentilo dentro come vibra il suo nome, dal tuo grembo sale impetuoso il grido del parto “Jjjjjjj.”, è la contrazione sacra che ti avvisa della sua nascita; e poi, apriti a lei, con le labbra spalancate apri il tuo canale del parto e falla vibrare nel canto carnatico che nasce dal tuo respiro e dalla tua connessione con esso: “AaaaaNAaaaaaaaa”… apri i sensi, gli occhi, la tua pelle… e lei è lì davanti a te che ti sorride: “ti stavo aspettando”.